trepassiL'itinerario parte da Piacenza, punto ideale per iniziare a perdervi.
Può apparire bizzarro o forse stupido iniziare un resoconto utilizzando il verbo "perdersi", ma questo viaggio mi ha insegnato che il miglior modo di scoprire e godere le colline piacentine è proprio perdersi.

Ancora oggi, con l'atlante stradale sott'occhi, ricordo a fatica la strada fatta.
Ricordo che, appena inquadravo una stradina che saliva o una che scendeva o una che tagliava in due un campo coltivato la prendevo sapendo di scoprire un diverso punto di vista, un modo diverso di vedere la stessa collina.
Sono a Piacenza a bordo strada e osservo la carta stradale e non so dove andare.
Decido di partire e seguire l'istinto, la curiosità o i ricordi.
Senza sapere perchè mi dirigo verso la Val tidone, Borgonovo Val Tidone, Pianello Val Tidone, raggiunto taglio per Trevozzo, Tassara, Pieve di Stadera e poi un cartello mi incuriosisce più di altri.
Lago di Trebecco ( e/o Diga del Molato) , nemmeno conoscevo la sua esistenza e ora mi fa godere minuti di pace dei sensi motociclistici tra curve, controcurve, scorci di panorami da togliere il fiato, così senza saperlo mi ritrovo su strade già percorse che mi spingono a Zavattarello scendere in Val Varzi e proseguire in direzione Passo del Brallo.
L'ultimo tratto che porta al Passo vi catapulta in un ambiente alpino, vi sembrerà di essere sulle alpi e non sulle colline appennine, giunto al passo la scelta diventa amletica.
Sinistra x il Penice o a destra per il Passo del Giovà, attenzione al Brallo non leggerete le indicazioni per il Passo del Giovà, ma al rondò seguite le indicazioni per cima coletta-cencerate.
Così senza sapere il perchè mi incammino verso il Giovà attraversando luoghi che sembrano dimenticati dall'uomo, l'asfalto è pessimo sono "obbligato" a respirare i luoghi e i panorami, le curve le ritroverò dopo.
Eccomi al Passo del Giovà, dove non trovo anima viva, ma trovo un silenzio surreale x il timore di disturbare spengo la moto tolgo il casco e il giubbino, salgo su di un prato in pendenza e resto fermo nel silenzio più assoluto.
Sarebbe facile ora riportare frasi poetiche sul gusto della libertà tipico di un viaggio in moto, sarebbe fin troppo semplice, ma come dice il saggio "...noi non siamo per le comodità..." e così del passo del Giovà ricordo il sopraggiungere di un gruppo di Ducati, tre Hyper, una Multi e due bellissime 1098.
Si fermano due scatti di cui uno in compagnia e il fotografo che dice.
- il giro dei tre passi è entrato nel vivo adesso ce ne mancano due. I più belli...
ripartono per il Brallo, facendo al contrario la mia strada.
Il giro dei tre passi, bel titolo per questo itinerario un po' sconclusionato, due li ho fatti ora mi manca il Penice, ma non si può rifare la stessa strada.
Regola nr.1, sempre in cerca di nuove strade.
Carta stradale in mano decido l'itinerario, si scende atrraversando la Val Staffora per giungere di nuovo a Varzì.
All'incrocio tra la SP48 e la SP131, troverete per la rima volta un cartello indicante il passo del Giovà da cui arrivate, proseguite sempre sulla SP48, direzione Varzi.
Ancora qui ma da punti diversi, ora si sale entrando nella riserva naturale del monte d'Alpe e giungere quindi al Penice.
Attenzione ai tre passi !.
Sceso dal Penice mi ritrovo a bere una coca-cola ghiacciata al bar. Bobbio. Ok sò dove sono ma già mi manca quella sensazione di abbandono alle curve, al panorama, al viaggio in compagnia della mia moto.

Consigli :

  • I controlli delle forze dell'ordine sono molte frequenti, siamo in una zona ben conosciuta dagli smanettoni soprattutto nei fine settimana, quindi. PRUDENZA
  • Effettuare l'itinerario d'estate è un rischio per le temperature, siamo in pianura padana e il sole quando picchia è devastante.
  • Spesso l'asfalto è disastroso e molto pericoloso.