cars motori ruggenti filmPensavo di essere diventato vecchio. Gli amici mi dicevano che... "già vai piano con questa siamo a posto !!". Quando decisi di lasciare la mia buona, vecchia ma meravigliosa kawasaki z750 per la Versys lo pensavo anch'io. Con la setteemezzo facevo fatica, i dolori cervicali aumentavano e la schiena peggio. Credevo di essere invecchiato. Invece ho scoperto che erano segni di qualcos'altro.

Sono riuscito a capirlo solo dopo due anni e allontanandomi da lei, la moto. Ho cambiato perchè non volevo più correre, cercare il brivido, la scarica, quelle vibrazioni che solo noi #rider capiamo. Cercavo di viaggiare con lentezza ascoltando il vento che entra nel casco mentre decido di alzare la visiera e sorridere, togliersi quella solita faccia incazzosa che tutti i #rider portano sotto il casco.

Volevo ascoltare.

Volevo dondolare seguendo le curve e non mangiare l'asfalto per essere a mia volta inghiottito.

Volevo sentirmi, volevo tornare ad amare la moto e quel sentimento di pura libertà che essa trasmette. Al clic sentire il cuore che parte e leggero muovermi.

Lento.

Così un giorno mentre torno dal Passo del Tonale mi accorgo che non sorrido, mi sorpassano due superportive, belle con un sound da togliere il fiato, poi due GS. Poi, non sò il perchè, all'altezza del rondò che porta al Passo del Vivione decido di prendere la seconda uscita e tornare sulla strada "vecchia".

Cedegolo, Capo di Ponte, svolto e salgo a Paspardo, Cimbergo e via.

Con lentezza e la visiera alzata ho respirato a lungo, riscoprendo che la lentezza non è un difetto, "passeggiare" per le vecchie vie è tornare ad essere se stessi, tornare a quella essenzialità, quella semplicità che in fondo siamo. 

Mentre rallentavo correvano i ricordi delle code, di quanto ho maledetto alcuni punti e come ora li trovo vuoti, in fondo "morti". Eccomi seduto ad un tavolino di un bar che non avrei mai frequentato. Qui a due passi dallo smog. Qui a due passi dalla frenesia, dal grigio della società che corre, dal nulla delle persone che corrono verso dove ?, dal vuoto che c'è in questa società dove apparire, dove l'egoismo è dilagante.

Qui a due passi una ragazza, straniera di chiaro accento slavo, mi chiede se voglio qualcos'altro oltre al caffè. 

"niente. Grazie"

"da dove vieni ?", mi chiede e poi ..

"posso sedermi ? disturbo ?"

"No ! certo che no ma il bar ? c'è qualcuno che ti aiuta ?"

"no tanto non c'è nessuno a quest'ora".

Passano i minuti e le chiacchiere che non portano a nulla se non a sentirsi parte di un mondo, parte di qualcosa e la strada, lenta, torna a vivere.

Non capisco il motivo ma in quel momento mi torna in mente il film "Cars".

 

220px Cars 2006

 

Vorrei che le "strade lente e tortuose" tornassero di moda, che i #rider imparassero a rallentare e a capire che non sono i km a fare la differenza ma gli occhi che sorridono. Che rallentare non è da sfigati è umano.

Umano è parlare, umano è sedersi ad un tavolino e ascoltare l'interlocutore.

Umano è rallentare, alzare la visiera e respirare, quando si può.

Umano è scoprire e perdersi.

Buone strade nuove... quelle vecchie.